“Essere insegnanti significa portare in classe, ogni giorno, i principi che sono alla base della stessa possibilità di esistenza di una democrazia”.
Quale sarà il futuro degli insegnanti e della scuola stessa? Quali sono i cambiamenti portati dalla digitalizzazione e dall’intelligenza artificiale nei metodi di apprendimento del gruppo classe? Che fine hanno fatto l’empatia, l’umanità e la formazione dei nuovi cittadini nel mondo?
Sono questi e molti altri gli interrogativi su cui dibatte Philippe Meirieu all’interno del piccolo volume “Chi vuole ancora gli insegnanti?”, che possiamo leggere nella traduzione di Enrico Bottero grazie alla casa editrice Armando, in cui l’autore cerca di delineare la figura dell’insegnante oggi, sempre più screditata del suo valore iniziale e che si trova a dover svolgere compiti per lo più “esecutivi” anziché aiutare, appunto, le nuove generazioni “a crescere in umanità” e sostenere gli alunni e le alunne ad acquisire la capacità attiva di “comprendere il mondo e avere gli strumenti per trasformarlo”.
Il problema sorge principalmente a causa dell’organizzazione del lavoro nei diversi istituti, seguito da ciò che è la reale aspettativa delle famiglie che ormai, all’interno della scuola, riescono a vedere solo ostacoli, portando di conseguenza a quel divario tra il classico insegnamento collettivo e il lavoro individuale dell’allievo; attraverso, ad esempio, la digitalizzazione che va sempre più ad oscurare sia la figura dell’insegnante sia quell’impegno sociale attivo di cui, da sempre, la scuola è stata portavoce, arrivando al punto di anteporre sempre più “la comodità degli adulti all’interesse superiore dei ragazzi”.
Philippe Meirieu è professore emerito di Scienze dell’Educazione presso l’Università Lumière Lyon 2. Insegnante e scrittore, ha partecipato in Francia all’elaborazione di importanti riforme scolastiche e operato nell’ambito della formazione iniziale e in servizio degli insegnanti. Con il suo volume “Chi vuole ancora gli insegnanti?” apre un’importante discussione sulla figura di ieri e di oggi degli insegnanti di ogni ordine e grado, sottolineando l’importanza della variabile umana “che accompagna ogni allievo nell’apprendimento”, come sottolinea anche Enrico Bottero nella sua Prefazione al testo, e che è soprattutto in grado di utilizzare quella “capacità di comprendere l’altro” senza per forza identificarvisi, attraverso un rapporto diretto tra le persone, la quasi dimenticata empatia.
Marianna Zito